21° Congresso Nazionale UIF

S.Flavia 28 Aprile-2 Maggio 2010

Andar per ville,musei e castelli imponenti :un itinerario indimenticabile

 

Villa Niscemi ai Colli è una villa di Palermo, situata nella Piana dei colli, a nord della città, confinante con il parco della Favorita.

La villa è stata la residenza principale per almeno tre secoli della famiglia Valguarnera di Niscemi.  Nella villa passò la sua infanzia Fulco di Verdura, celebre artista e gioielliere del XX secolo, figlio di Carolina di Valguarnera. Nel 1987, le ultime discendenti della casata, Maita di Valguarnera e Maria Valguarnera Principessa Romanov, hanno ceduto il complesso monumentale al Comune di Palermo che ne ha fatto sua sede di rappresentanza. Il corpo principale su due elevazioni conserva tracce di preesistenti strutture tardo seicentesche, quando la villa era un baglio agricolo. Nel XVIII secolo, sulla scia della moda delle villeggiatura estiva, la tenuta viene rilevata dai Valguarnera, per farne luogo di delizia. Il sito era ricco di selvaggina e animali rari, per cui ben si prestava all'uso di "casina" di caccia. La villa e il parco confinava con la Real Tenuta della Favorita, luogo prediletto per la caccia dai Borboni durante il loro esilio siciliano agli inizi dell'Ottocento. Fu questo il periodo d'oro di Villa Niscemi, che ospitò nelle sue sale gli stessi Ferdinando IV e Maria Carolina d'Austria. Infatti, i Valguarnera riconfigurarono completamente il complesso preesistente, rimaneggiando gli esterni in chiave tardo-settecentesca e ancor più gli interni, arricchendoli di affreschi, quadri, damaschi e opere d'arte. All'interno, tutto è rimasto come era: arredi, quadri, suppellettili, ogni oggetto evoca il fascino di un tempo perduto. Nella sala verde spicca l' affresco che ritrae Carlo Magno concedere lo stemma dei Valguarnera.

La Palazzina Cinese, detta anche Casina Cinese, è situata a Palermo a margine del Parco della Favorita, ai confini della Riserva di Monte Pellegrino. Fu realizzata da Giuseppe Venanzio Marvuglia nel 1799 su commissione di Ferdinando IV di Borbone che aveva acquistato dall’avvocato Lombardo una casa in stile cinese in legno insieme a terreni confinanti ad alcuni locali. Il Marvuglia realizzò l’opera mantenendo lo stile orientale: il corpo centrale termina in alto con un tetto a pagoda, sorretto da un tamburo ottagonale. Al piano terreno si trovano porticati ad arco ogivali e nei due fianchi ci sono torrette con scale elicoidali a giorno, opera di Giuseppe Patricolo. La costruzione presenta curiosi elementi: i campanelli della grata di ingresso, le travi in legno intagliato delle terrazze e gli smerli. Gli appartamenti sono distribuiti su tre piani. Nel seminterrato si trovano la sala da ballo e la saletta delle udienze decorate tutte da Velasquez. Si sale al primo piano con una scala esterna, là si trovano il salone dei ricevimenti in stile cinese con pannelli in stoffa dipinti anche dal Riolo, la sala da pranzo con l’ingegnosa “tavola matematica” del Marvuglia e la camera da letto del Re con la volta dipinta in stile cinese dal Codardi e dal Velasquez. Al secondo piano si trovava l’appartamento della Regina Maria Carolina con due salette di ricevimento e la camera da letto con lo spogliatoio. All’ultimo livello si trova una grande terrazza di forma ottagonale coperta a pagoda con soffitto decorato dal Silvestri. Nel 1800 si sistemò il giardino sul retro e Giuseppe Patricolo curò il “ tempietto cinese”. G. Durante eseguì la “flora all’italiana”, vasche di marmo bianco con grotte naturali alla cinese. Nel periodo 1800-1806 vennero realizzati i due padiglioni dei cacciatori reali. Con l'Unità d’Italia (1861-1946) la Palazzina e il Parco passarono alla Corona Sabauda e poi allo Stato; divenuti proprietà del Comune il Parco e la Palazzina furono destinati alle visite dei turisti mentre nelle dipendenze trovava posto il Museo Pitrè. Più tardi le scuderie alloggiarono il Museo Agricolo.

 

Villa Niscemi di Palermo (Foto Matteo Savatteri)

 

L'Assessore alla Cultura del Comune di Palermo On.Giampiero Cannella dà il benvenuto ai congressisti a Villa Niscemi

 

La Palazzina Cinese

 

Gruppo sul viale della Palazzina Cinese

 

Piazza Verdi di Palermo (Foto Matteo Savatteri)

 

Foto di gruppo sulla scalinata antistante il Teatro Massimo (Foto Enzo Montalbano)


S.Flavia

La famiglia Filangeri, all’inizio del 1600 acquistò il principato di Santa Flavia e vi costruì la propria residenza attorno alla quale si andò sviluppando un accentramento di nuove costruzioni portando in poco tempo alla nascita di Santa Flavia. Villa Filangeri, con una scenografica scalinata a doppia rampa, è attualmente sede del Municipio, mentre.il parco della stessa, esteso circa 9000 mq, vanta una vegetazione secolare di pini, ficus, palme e altre piante tropicali ed una fontana attorniata da quattro sedili in pietra.La Basica Soluntina, adiacente a Villa Filangeri e dedicata a Sant’Anna, risale anch’essa al 1600; venne edificata sui resti di una preesistente chiesetta e ha subito nel tempo vari ampliamenti e rifacimenti. Di rilievo l’altare maggiore sormontato da un grande baldacchino di ispirazione berniniana. Nel territorio flavese esistono altre costruzioni interessanti da punto di vista architettonico, tutte di proprietà privata: Villa Oliva, Villa San Marco, di origine settecentesca, Villa Valdina, Villa Campofranco, Villa Cefalà e il Villino Basile, costruito alla fine del 1800 da Giovan Battista Basile, progettista del Teatro Massimo di Palermo, come casa di villeggiatura della famiglia. Santa Flavia, infatti, oggi, come un tempo, col suo clima mite e i suoi 7 Km di costa, è una meta ricercata per la villeggiatura estiva e per le gite fuori porta di molti palermitani.

Porticello ,frazione più grande di Santa Flavia, è oggi uno dei porti e mercati del pesce più importanti della Sicilia. La sua origine (1500) è riconducibile all’attività di pesca del tonno legate alle tonnare di Sant’Elia e Sòlanto e alle attività commerciali ad essa collegate. Vanta una delle più grandi flotte di pescherecci della Sicilia con oltre 400 unità. Il grosso sviluppo urbano di Porticello è avvenuto nel secolo scorso quando all’attività primaria della pesca del tonno si affiancò quella industriale della conservazione ed esportazione del prodotto.La felice posizione geografica, la bellezza del tratto di costa, con numerose baie, cale ed insenature, unita alla limpidezza del suo mare hanno favorito anche lo sviluppo di attività turistiche/alberghiere, con la presenza di numerosi di locali gastronomici che offrono il prodotto locale: il “pesce di Porticello”. Alcune barche si sono oggi specializzate nella pesca turismo e consentono di fare escursioni lungo quella che fu un tempo la rotta dei fenici con la possibilità di gustare il pesce appena pescato. Da segnalare la caratteristica borgata marinara di Santa Nicolicchia che per il suo fascino suggestivo è il centro dell’ambientazione della fiction Agrodolce.

Solanto,borgata a circa 1,5 km da Santa Flavia, deve la sua origine alla tonnara un tempo lì attiva, sorta a ridosso del Castello che la proteggeva, edificato nel XII secolo da Ruggero il normanno. Oggi Sòlanto, durante il periodo estivo si anima per la presenza di numerosi villeggianti che dimorano nelle case che si affacciano sul mare, godendo del magnifico panorama. Solunto,frazione di S.Flavia fondata in origine dai Fenici, strategicamente posizionata a strapiombo sul mare lungo le pendici del monte Catalfano, divenne nel il IV sec. a.C uno dei centri maggiori del traffico marittimo della Sicilia punica rivaleggiando con Mozia e Palermo. Oggi si possono visitare le rovine dell’antica Solùnto, città ellenistico-romana, abbandonata alla fine del II sec. D.C.. Da Solùnto si gode di un bel panorama su Capo Zafferano ed il paesino di Sant’Elia con, sulla destra, in punta ad una baia, i resti del castello medievale di Sòlanto.

S.Elia ,piccola frazione del Comune di Santa Flavia, è un piccolo borgo marinaro distante pochi passi da Porticello (i due paesi sono praticamente attaccati). Baciato dalla natura per la sua felice posizione geografica, Sant'Elia si affaccia su un mare azzurro e pulito e su una costa dal panorama incantevole. Dall'altura, in cui si trova una piccola edicola dedicata alla Madonna, nota a tutti come la "Madonnina" si può ammirare un panorama .

 

La suggestiva veduta del golfo che si può ammirare dall'Hotel Kafara di S.Flavia (Foto Matteo Savatteri)

 

Il Sindaco di S.Flavia Antonino Napoli da il benvenuto ai congressisti (Foto Domenico Pecoraro)

 

I convegnisti a Villa Filangeri di S.Flavia (Foto Matteo Savatteri)


Castelbuono

.A pochi chilometri dal mare, Castelbuono si è sviluppata ai piedi delle Madonie in una piacevolissima vallata a circa 423 m s.l.m. Il comune che fa parte del Parco delle Madonne ha sette quartieri storici: Sant'Anna, Fera, Cirasi, Terravecchia, Vallone, Sant'Antonino e Manca. Abitata già nel periodo neolitico e ricca di memorie greche, romane, arabe e bizantine, nel 1316 Francesco I dei Ventimiglia, conti di Geraci e congiunti di Federico II, vi costruisce un castello secondo il modello di maschio cui si affianca la residenza. La costruzione del castello fa crescere questa piccola comunità tanto che nel 1454, quando Giovanni I vi si trasferisce con la sua “corte”. Nel XV secolo la corte, potente e colta, accoglie artisti di culture diverse e di notevole prestigio, mentre fuori e dentro le mura nascono chiese e conventi con l’intervento di maestri lombardi e toscani. Scomparsa la grande nobiltà, Castelbuono scopre la presenza attiva di famiglie che ne tengono alto il prestigio. Nel 1818-1819 diverse scosse sismiche danneggiano il Castello e la Matrice Nuova perde i campanili e la cupola. Nel castello viene demolito l’ultimo piano e, ingrandita la Cappella, si creano l’ingresso attuale e le rampe. Agli inizi del ‘900 il Comune acquista il Castello.

 

Castelbuono: il castello (Foto Matteo Savatteri)

 

Il Sindaco di Castelbuono Mario Cicero (con la maglia verde) da il benvenuto ai congressisti

 

Foto ricordo con il Sindaco di Castelbuono Mario Cicero


Bagheria

A 15 km da Palermo, Bagheria (Baàrìa in  siciliano) è il comune più popolato della provincia di Palermo dopo lo stesso capoluogo.

il nome Bagheria, secondo alcune fonti, ha origine dal termine fenicio Bayharia cioè "zona che discende verso il mare", secondo altre, invece, deriverebbe dall’arabo Bāb al-Gerib, "La Porta del Vento". Il primo agglomerato urbano di età moderna venne fondato nel XVII sec. ad opera della famiglia Branciforte che edificò la loro villa e zona di villeggiatura a pochi chilometri da Palermo. In particolare Giuseppe Branciforte, nel 1658 decise di ritirarsi a vita privata nella località di Bagheria, spostando di conseguenza la sua corte e la sua servitù che andò a formare un piccolo villaggio. Ben presto Bagheria venne considerato luogo ideale di villeggiatura dell’aristocrazia palermitana, trasformandosi in quella che poi verrà denominata la città delle Ville, diventando anche meta di viaggi e turistica, tanto che molti famosi viaggiatori come, Johann Wolfgang von Goethe e Karl Friedrich Schinkel, visitarono il paese durante il XVIII ed il XIX sec. Fra le tante ville che sorgono nel suo agglomerato urbano di rilievo è Villa Palagonia, la Villa dei mostri. La villa è, infatti, circondata da una miriade di stratue in tufo raffiguranti figure fantastiche e mostruose, esempio unico nel suo genere. Numerose le personalità artistiche in qualche modo legate alla cittadina: Renato Guttuso (pittore), Ignazio Buttitta (poeta dialettale), Ferdinando Scianna (fotografo), Giuseppe Tornatore (registra), Giacomo Giardina (poeta futurista), Dacia Maraini (scrittrice).

 

Il museo Guttuso di Bagheria (Foto Matteo Savatteri)

 

Foto di gruppo con il Sindaco di Bagheria Biagio Sciortino (al centro con la maglia rossa) (Foto Concetta Giamporcaro)


Folklore e moda

Serata finale in allegria grazie all'esibizione del gruppo folkloristico "I casteldaccesi e la Corte del Duca", sfilata di moda curata dalla stilista Mariella Bellotta ed esibizione del tenore Aldo Sardo accompagnato al piano dal maestro Roberto Petralia.

 

Il gruppo folkloristico "I casteldaccesi" (Foto Domenico Pecoraro)

 

Sfilata di moda (Foto Domenico Pecoraro)

 

 

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