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ReportageReportage Francesco Laganà
Mandala di sabbia tibetanaMandala di sabbia tibetana
l Tibet e la sua cultura hanno da sempre esercitato un grande Tra le tradizioni più affascinanti offerte dalle
fascino su coloro che si dedicano alla ricerca spirituale cercan-
Ido di integrare le conoscenze esoteriche occidentali con quelle discipline esercitate dai Monaci tibetani spic-
orientali. Tra le tradizioni più affascinanti offerte dalle discipline ca una tradizione artistica ricca di bellezza, si
esercitate dai Monaci tibetani spicca una tradizione artistica ricca tratta dei Mandala di sabbia. Queste opere so-
di bellezza, si tratta dei Mandala di sabbia. Queste opere sono no chiamate Dul-tson-kyil-khor che significa
chiamate Dul-tson-kyil-khor che significa “mandala di polveri co- “mandala di polveri colorate” e rappresenta-
lorate” e rappresentano, nel loro processo di creazione, la pre- no, nel loro processo di creazione, la preghie-
ghiera, la pazienza e la meditazione. La struttura rappresentativa ra, la pazienza e la meditazione.
consiste di cerchi concentrici che racchiudono un quadrato con 4
porte collocate nelle direzioni cardinali. Al centro è rappresentato
un fior di loto, simbolo della purezza, che emerge dal fango, e nei
petali la rappresentazione di varie divinità. Nella corolla centrale
si rappresenta una divinità simboleggiante una attitudine positiva
della mente. Infatti il Mandala è una rappresentazione simbolica
ed ideale dell’intero universo e della psiche umana, entrambe go-
vernate da identiche forze energetiche elementari, per questo vie-
ne definito “psicocosmogramma”. Lo scopo è che tutti i soggetti
coinvolti nel processo di creazione di un Mandala, i monaci che li
eseguono, chi ne osserva la creazione ed anche il luogo in cui si
esercita la cerimonia, acquisiscano dei meriti: far emergere qua-
lità positive quali la saggezza e la compassione, elementi questi
latenti in tutti gli esseri umani. Storicamente venivano creati con
pietre colorate e talvolta preziose o semi-preziose. Oggi si utiliz-
zano sabbie ottenute dalla macinatura di pietre bianche, tinte con
inchiostri opachi e setacciate in tre diverse dimensioni. La piat-
taforma su cui viene creato il Mandala, le sabbie e gli strumenti
utilizzati, tra cui il sottile “imbuto” di metallo necessario alla fine e
precisa distribuzione dei granelli di sabbia, chiamato Chang-bu,
vengono benedetti e purificati con una cerimonia di apertura. Con
una cerimonia finale si realizza la dissoluzione dell’opera d’arte
alla fine della sua realizzazione. Essa tornerà ad essere un muc-
chietto di sabbia con colori indistinti e ciò appare incomprensibi-
le al pensiero occidentale, ma è la metafora dell’impermanenza
della realtà e della transitorietà di tutte le cose di questo mondo.
È un esercizio della mente a superare l’attaccamento alle cose
che il Buddismo individua come causa di sofferenza per gli esseri
umani. L’Istituto Thubten Shedrub Ling di Reggio Calabria ha per-
messo che si realizzasse anche al palazzo Corrado Alvaro della
città con la presenza del maestro spirituale, dell’Istituto Saman-
tabhadra di Roma e di quello reggino, Ghesce Dorjee Wangchuk
e dai suoi monaci.
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