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                                                                                Luigi Curti
                                                                                Luzzi (CS)
                                                                                Lo strupro
                                                                                “Lungi dal proprio ramo,/Povera foglia frale,/Dove
                                                                                vai tu?...” (G. Leopardi). Leggera e inerme nella
                                                                                sua struggente bellezza, irretita e ferita dalla gra-
                                                                                tuita  e  bieca  “violenza”  del  filo  spinato.  Scatto,
                                                                                questo di Luigi, a consistente impatto estetico ed
                                                                                alta valenza simbolica, efficace omaggio-denuncia
                                                                                contro lo stupro nella giornata avversa alla violen-
                                                                                za sulle donne. Sensibilità e sagacia creativa per
                                                                                un’immagine toccante sul piano emozionale quan-
                                                                                to  intrigante  su  quello  della  composizione. Tutto
                                                                                concorre a dare lustro e significazione alla foglia-
                                                                                simbolo attenzionata : dal giusto taglio dell’inqua-
                                                                                dratura al nitore e alla vivacità dell’assetto croma-
                                                                                tico,  sino al razionale ed estetizzante sfuocato del
                                                                                fondo.





       Eduardo Gentile
       Sulmona (AQ)
       Quattro chiacchiere
       Quattro anziane signore o comari, che dir si voglia, a
       colloquio sulla panchina ubicata a ridosso di un vero-
       simile sobborgo cittadino. Quattro comari per “quat-
       tro chiacchere”. All’ordine del giorno il più e il meno,
       il come, il quando e il perchè. “Gossip” di periferia.
       L’atmosfera è pacata e serena, nulla che trascenda le
       righe, e sul piano comportamentale e su quello abbi-
       gliamentale delle donne. Altrettanto discreto e sobrio
       è l’approccio del fotografo alla scena. Taglio semplice
       dell’inquadratura,  razionale  e  ameno  bilanciamento
       tonale del bianco e nero per una narrazione fresca
       e spontanea. Direi che proprio nella semplicità sta la
       forza qi questo normale scatto “reportagistico” della
       quotidianità.





                                                                                Giorgio Paparella
                                                                                Savona
                                                                                Mare d’inverno
                                                                                “E la barca tornò sola”, è il titolo di un triste brano
                                                                                musicale composto dal maestro Ruccione nel lon-
                                                                                tano 1954. “E la barca restò sola”, potrebbe forse
                                                                                essere  il  sottotitolo  di  questo  malinconico  “Mare
                                                                                d’inverno”  di  Giorgio  Paparella.  Disgressione  a
                                                                                parte, d’acchito mi pare di poter dire che lo scatto
                                                                                operato dall’autore savonese palesa tutti i giusti re-
                                                                                quisiti di ordine introspettivo e tecnico per farsi ap-
                                                                                prezzare. Qualcuno sostiene che il fermento emo-
                                                                                tivo alimentato da una foto trascende l’ortodosso
                                                                                impiego delle regole compositive. Diciamo che nel
                                                                                caso  specifico  l’asserzione  denoterebbe  qualche
                                                                                limite, laddove si dovesse  pensare al ruolo mar-
                                                                                ginale di taglio, studio della luce, coloristica, con-
                                                                                trasto, veicoli di sensazioni ed emozioni a fronte
                                                                                dello scenario “drammaticamente” evocativo così
                                                                                magistralmente interpretato dall’amico Giorgio.

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