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Marco Cavaliere
                                                                                 Bari
                                                                                 Ritratto
                                                                                 Ritratto che gronda “semplicità”, nel senso più no-
                                                                                 bile del termine, e naturalezza. E sul piano dell’am-
                                                                                 bientazione, e su quello più propriamente espres-
                                                                                 sivo. Non presenza di lampade direzionali e fondali
                                                                                 scenografici,  e  nemmeno  accattivanti  e  studiate
                                                                                 movenze posturali e mimiche, ma tanta spontanei-
                                                                                 tà e freschezza da parte del soggetto che, nondi-
                                                                                 meno, interagisce con il suo interlocutore, il bravo
                                                                                 Marco, con garbo e personalità al tempo stesso.
                                                                                 Intriga, e non poco, l’incisiva ed equilibrata dimen-
                                                                                 sione luministica della composizione. Apprezzabile
                                                                                 lo studio della luce al naturale che, filtrando tra le
                                                                                 due nude strutture murarie, va a nobilitare peculia-
                                                                                 rità fisiognomiche  e intensità dello sguardo della
                                                                                 bella ragazza. Altrettanto encomiabile la consona
                                                                                 adozione del “monocromatico”, in questo caso ar-
                                                                                 monico e comunicativo.
       Mario Moretti
       Ventimiglia (IM)
       Sand and just sand
       Sabbia e ancora sabbia. Un mare di “sabbia” incre-
       spato, come per ogni area desertica che si rispetti,
       dalla continua azione performante dell’artista “vento”,
       autore quest’ultimo di fragili quanto estemporanee ar-
       chitetture, cangianti nel tempo e nello spazio. L’occhio
       di Mario  ne interpreta sapientemente la dimensione
       estetica forgiando un’allettante composizione che ri-
       chiama,  altresì,  nell’immaginario  emblematiche  voci
       come  “solitudine”  ma  anche  “vita”  e  “dinamismo”.
       L’uso e l’efficace gestione del bianco e nero ci resti-
       tuiscono l’essenzialità di un’avvenente  squarcio pae-
       saggistico esprimente l’ancestrale e misterioso fasci-
       no di madre Natura. Consono il fondale scuro, volto
       ad enfatizzare forma e significato del tutto






                                                                                Elisa Poggi
                                                                                Stella (SV)
                                                                                S.T.
                                                                                Scrutare il microcosmo animale con la lente d’in-
                                                                                grandimento. Macrofotografia, ovvero ricerca arti-
                                                                                stica ma anche scientifica, nel segno della curiosi-
                                                                                tà e del desiderio di conoscenza delle movenze di
                                                                                un fascinoso e recondito universo, difficilmente de-
                                                                                codificabile ad occhio nudo. L’intrigante composi-
                                                                                zione della brava Elisa Poggi ne è godibile ed elo-
                                                                                quente esempio, a mio parere nell’uno e nell’altro
                                                                                versante.  Personalissimo taglio dell’inquadratura
                                                                                e soffuso effetto “flou” conferiscono all’immagine
                                                                                una gradevole dimensione onirica, ben supportata
                                                                                dalla raffinata coloristica della scena e del suo fon-
                                                                                dale.  Altresì interessante, ai fini cognitivi, la parti-
                                                                                colareggiata descrizione degli elementi connotanti
                                                                                l’invitante momento naturalistico.


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