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Reportage                            Fr�n�esc� Lag�n�






























           Sole e vento incontrano il mare,nasce il sale








             anti come questo ritmavano le fasi lavorative della giornata dei   Mentri semu ‘ncumpagnia/‘nta sta santa matinata/
             salinari. Erano filastrocche dialettali necessarie al coinvolgimento   pi’ purtari l’armunia,/jò mi fazzu sta cantata./
        Cemotivo, a sostenere la fatica di un lavoro duro e a quantificarlo in
        funzione delle ceste riempite dai “spalatura”. Era la loro opera a rendere   Mentri  cuntu  li  carteddi/cu  sistema  di  salina/
        annualmente possibile una tradizione lavorativa, per un tratto di terra che   caminannu picciutteddi/ni scuzzamu sta dicina./
        va da Trapani Paceco a Nubia, divenuto la Riserva Naturale Orientata,   Cu  stu  sali  di  salina,  /mi  divertu  a  lu  cuntari,/
        dal 1995 affidata alla custodia del WWF che protegge anche i fenicotteri   comu  a  tagghia  è  bedda  china/semu  pronti  pi’
        che, in quelle acque, divengono rosa nutrendosi di un gamberetto rosa,   mangiari./  Semu  quasi  tutti  stanchi,  /  soccu  à
        l’Artemia salina; proseguendo poi per la Riserva dello Stagnone in con-  dittu nun mi pentu/e chiamamu a centu salmi/a
        trada Ettore Infersa e San Teodoro a nord e Genna a sud di Marsala.   lu  santu  Sacramentu./  Comu  nostra  divuzioni/
        Questa terra è a fronte di un tratto di mare pulito dalla preziosa opera
        della Posidonia che popola l’omonima laguna, nella quale è imprescin-  misi a forma di culonna/ pi’ na bona culazioni/ni
        dibile una visita all’isola di Mozia. Il Kothon di quest’isola, una piscina   chiamanu la Madonna.
        sacra collegata al Tempio di Baal, fece intuire ai Fenici l’opportunità of-
        ferta  dall’incontro  del  vento  con  il  sole  ed  il  mare.  Dal  XIV  secolo  gli
        Arabi trasformarono l’intuizione in risorsa produttiva istallando numerose
        saline in questa magnifica costa. Alle grandi vasche d’acqua di mare
        tracciate nell’argilla si associano dei grandi mulini a vento che rendono il
        paesaggio affascinante per l’opera pittorica del ciclo del sole, dall’alba al
        tramonto. I mulini assolvono diversi compiti: il travaso dell’acque da una
        vasca all’altra mediante una pompa antichissima la “vite di Archimede”,
        o ancora la triturazione e macinatura del sale. Il metodo di produzione è
        stato infine standardizzato, come lo vediamo anche oggi, dagli Spagnoli.
        Dalle vasche più esterne, le “fridde”, mediante l’evaporazione per opera
        del sole e del vento l’acqua aumenta la sua salinità e viene trasferita,
        via via, in vasche più interne il cui fondo era impermeabilizzato con la
        “mammacaura”, un misto di fango e sale che permette una migliore e-
        vaporazione. Raggiunta la massima salinità i salinari lo raccoglievano in
        ceste e lo trasportavano ai “munzeddi”. Oggi il processo è facilitato da
        nastri trasportatori ma la loro sapienza rimane indispensabile. La natura
        fa dono all’uomo che sa fare cultura, tradizione e profitto.














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