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Lorenzo Di Candia
                                                                                 Manfredonia (FG)
                                                                                 Ururi
                                                                                 Sontuosa ripresa dall’alto delle colline di Ururi,
                                                                                 località di origine albanese, nel basso Molise. Lo
                                                                                 spettacolare squarcio paesaggistico non di certo
                                                                                 richiama la rigorosa astrazione geometrica e co-
                                                                                 loristica delle composizioni di fontaniana memoria
                                                                                 quanto piuttosto l’intrigante essenzialità di forme e
                                                                                 contenuti delle stesse, nel segno di una paesaggi-
                                                                                 stica che in questo caso tange i limiti del surreale.
                                                                                 A “materializzare” il tutto, si fa per dire, ci sono la
                                                                                 stradina che attraversa l’ondulato contesto (quasi
                                                                                 un ampio tappeto vellutato) e, nel bel mezzo del
                                                                                 percorso, casetta e albero indicativi della presenza
                                                                                 umana. Con tanto di attenzione, da parte del bravo
                                                                                 Lorenzo,  per i requisiti della buona composizione,
                                                                                 l’accurato studio della prospettiva e quello sapien-
                                                                                 te della luce.





       Fabio Pavan
       Sanremo (IM)
       Triathlon girl
       Mi si lasci dire (uovo di Colombo e spirito nazionalisti-
       co) che titoli e citazioni a matrice esterofi la non rap-
       presentano di certo, sul versante espressivo, valore
       aggiunto per una composizione che valida lo è già
       “suo”, a prescindere. E allora, stucchevole rimbrotto
       a parte, giusto merito vada a Fabio Pavan  per questo
       suo signifi cativo scatto sportivo. Intercettare e foto-
       grafare la componente più propriamente umana dello
       sport attraverso la bellezza del gesto atletico ma an-
       che e soprattutto gli emozionali segni della soff erenza
       e della fatica. Ne sono incisiva ed eloquente espres-
       sione la dimensione posturale e mimica della “ragaz-
       za del triathlon”, al passaggio  di uno dei punti di risto-
       ro idrico  della corsa. Tempismo e giusta inquadratura
       per un primo piano a consistente cifra espressiva.



                                                                                Mario Moretti
                                                                                Moncalieri (TO)
                                                                                Dead sea
                                                                                Una originale formulazione paesaggistica, que-
                                                                                sta di Mario Moretti, che per certi aspetti rimanda
                                                                                all’esortazione di David Harvey:”Non fotografare le
                                                                                cose come appaiono, fotografale come le senti”.
                                                                                Quasi una metafora del silenzio ed anche dell’invi-
                                                                                sibile mediata, se vogliamo, dal sapiente uso di un
                                                                                bianco e nero dalle tonalità chiaroscurali in certo
                                                                                modo “drammatizzanti”. Emblematiche ed allusive,
                                                                                al riguardo, le due parti principali della composizio-
                                                                                ne: il sinuoso , desertico tratto stradale e, in alto, il
                                                                                triangolo nero, sinonimo di “mare morto”; ambedue
                                                                                a suffragare un’atmosfera esprimente inquietudine
                                                                                e mistero. Consono il punto di ripresa per un’in-
                                                                                quadratura spaziale attenta alla profondità.







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