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ReportageReportage                    Umberto D’Eramo





























           Scanno: un abito, una fede, un’identitàScanno: un abito, una fede, un’identità






            canno è un comune di circa 1.800 abitanti a circa un’ora   Scanno è un comune dell’Abruzzo conosciuto
            e mezza da Roma, in Abruzzo. Si trova ad un’altitudine di   come “il paese dei fotografi”. Infatti le donne
      S1.050 metri. Abitata già in epoca italica e romana, conserva   in abiti tradizionali sono state fotografate da
      ancora tradizioni risalenti al 1200 influenzate dalle migrazioni o-  artisti come Cartier Bresson, Barengo Gardin,
      rientale-ottomane, soprattutto per quanto riguarda l’abbigliamento   Mario Giacomelli e Hilde Lotz Bauer. Scanno
      femminile, per il quale è in corso il riconoscimento ufficiale come   è  spesso  meta  di  fotoamatori  per  realizzare
      patrimonio dell’Unesco. Nei giorni festivi è facile incontrare ragaz-
      ze e donne che si vestono appositamente per i turisti (nessuna   servizi fotografici.
      autorizzazione);  si  può  semplicemente  chiedere  loro  di  “metter-
      si in posa” negli angoli più caratteristici. Questo perché vogliono
      mantenere “vivo” il ricordo di questi abiti e gioielli che tanto spesso
      indossano. Tutto ciò di cui si ha bisogno è una buona fotocamera
      con  obiettivi  che  vanno  dal  grandangolo  al  medio  tele.  Con  un
      obiettivo zoom 24/70 mm si ottengono ottimi risultati: dai ritratti
      ai paesaggi urbani. Essendo un luogo con strade strette, ci sono
      sicuramente delle zone d’ombra, quindi sta alla bravura del foto-
      grafo scegliere il luogo e l’orario migliore. Comunque nel giro di 6
      ore si può sicuramente realizzare un buon “servizio fotografico”.
      È importante conoscere alcune informazioni su questo abbiglia-
      mento tradizionale per fotografare al meglio ciò che viene offer-
      to gratuitamente. Ogni giorno le donne si coprono il capo con un
      semplice panno di lana di forma quadrata, di vari colori, chiamato
      maccaturo (dal francese mouchoir). Nei giorni festivi Ju Cappellìt-
      te somiglia ad un turbante (assomiglia infatti ad un “polos” greco
      (πόλος) o ad un turbante arabo). La gonna arriva fino alle caviglie:
      è composta da 6 a 12 tele di colore verde molto scuro; ogni telo è
      largo 60 centimetri e cucito verticalmente fino a raggiungere una
      lunghezza che varia tra gli 11 ei 15 metri. Il suo peso è di circa
      10 kg. La gonna è coperta dalla mantera, larga oltre 2 metri, che
      nell’uso quotidiano era realizzata in panno di lana. La giacca, det-
      ta cummudène, era divisa dalla gonna: nera o blu-nera, poggiava
      sopra la vita. Il sacchetto d’abbottonatura è formato da 12 bottoni
      d’argento: nella parte superiore ci sono sei bottoni disposti verti-
      calmente, e altri sei al centro disposti su due file su un pezzo di
      stoffa  rettangolare  chiamato  pettijja.  I  bottoni  presentano  deco-
      razioni di soggetto religioso o magico-apotropaico. Nel costume
      nuziale sono rigorosamente in oro. Per le orecchie venivano uti-
      lizzati pendenti più o meno grandi (cerceglie), e per le dita anelli
      con castoni molto grandi, veri capolavori di oreficeria. Scanno è
      stato fotografato da grandi artisti come Cartier Bresson, Berengo
      Gardin, Mario Giacomelli e soprattutto Hilde Lotz-Bauer
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