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Remo Cutella
                                                                                 Loreto Aprutino (PE)
                                                                                 Alba fucens
                                                                                 Ottima inquadratura di uno dei più importanti siti
                                                                                 archeologici  romani  del  IV  secolo  a.c.  in  terra
                                                                                 d’Abruzzo,  nel  territorio  che  fu  degli  Equi:  Alba
                                                                                 Fucens, o altrimenti Alba Fucente, nel comune di
                                                                                 Massa d’Albe, in provincia dell’Aquila. L’attenta ri-
                                                                                 presa operata dell’autore dello scatto ci rimanda
                                                                                 al geometrico assetto poligonale di antiche mura,
                                                                                 che si estendono sulla distanza di circa tre chilo-
                                                                                 metri. Un interessante “documento” archeologico,
                                                                                 quello propostoci da Remo che, come anzidetto, si
                                                                                 giova di una consona quanto intelligibile inquadra-
                                                                                 tura ma anche della sapiente interpretazione della
                                                                                 luce che ne preserva la naturale coloristica e nel
                                                                                 contempo ne rende incisiva e godibile l’ambienta-
                                                                                 zione.



       Giovanni Vittorio
       Reggio Calabria
       I calanchi di Palizzi
       I calanchi bianchi di Palizzi, sulla costa jonica, in ter-
       ritorio reggino. Un misto roccioso di calcari marnosi,
       trubi e argille, di età pleocenica, a  lambire le acque
       marine. Un vero, incredibile spettacolo di Madre Natu-
       ra, un’ambientazione surreale che spinge il visitatore
       a credere di calpestare il suolo di un lontano pianeta.
       Il  taglio  dell’inquadratura,  semplice  quanto  incisivo,
       e la ripresa ad altezza dello sguardo ne mettono in
       bella evidenza, è il caso di dirlo, fascino e sontuosa
       bellezza. Il giusto equilibrio luministico restituisce alla
       montagna di “neve”, ripresa dal bravo Vittorio, quella
       credibilità documentativa che attiene ad una paesag-
       gistica alitante tra sogno e realtà.







                                                                                Giorgio Paparella
                                                                                Savona
                                                                                Mare d’inverno
                                                                                Una bella ma anche, e soprattutto, una buona fo-
                                                                                tografia, come direbbe l’amico e maestro Berengo
                                                                                Gardin, dove le movenze estetizzanti, non urlate
                                                                                e tantomeno prevaricanti, ben supportano un as-
                                                                                setto compositivo credibile nella sua espressività
                                                                                e, come tale, decisamente emozionale. L’occhio e
                                                                                la sensibilità di Giorgio attingono ad un melanconi-
                                                                                co squarcio paesaggistico dominato dal silenzio e
                                                                                dalla solitudine. Una barca, come dire, fuori uso,
                                                                                un’intenerente e spoglio alberello e pochi “utensili”
                                                                                abbandonati sul consistente strato sabbioso della
                                                                                spiaggia. Il tutto a ridosso di un mare e di un cielo
                                                                                dalle cromie “pastellate” e da una luce che acca-
                                                                                rezza l’anima.



                                                                                                                 31
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