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Giuseppe Falco
                                                                                 Mantova
                                                                                 Tra nebbia e fumi
                                                                                 Come in un sogno. Magico scenario, quello atten-
                                                                                 zionato e ben interpretato da Giuseppe, frutto della
                                                                                 nebbia e, ohimè, anche dall’esalazione non certo
                                                                                 salutare dei fumi sprigionati  dall’ex raffineria IES,
                                                                                 ora adibita allo stoccaggio di prodotti petroliferi. E
                                                                                 comunque la sapiente inquadratura, operata dalla
                                                                                 sponda del Mincio che lambisce la città, coglie in
                                                                                 primo  piano  il  lento  risveglio  dell’attività  fluviale,
                                                                                 vedi l’accennata azione dei volatili a ridosso delle
                                                                                 acque, e sullo sfondo l’evanescente sagoma dello
                                                                                 stabilimento di cui si è accennato. Una composi-
                                                                                 zione  eterea  quanto  emozionale  influenzata  dal
                                                                                 sagace studio della prima luce del mattino quanto,
                                                                                 in primis, dalla sensibilità descrittiva di chi ne ha
                                                                                 saputo esplorare il fascino.



       Fernando Spirito
       Galatone (LE)
       Natura morta
       Natura morta, in inglese “Still life”, ovvero “Vita immo-
       bile”. Non costituisca paradosso il titolo che io ebbi a
       dare, in passato, ad un mio contributo letterario  per
       una monografia relativa alla tematica in oggetto: “Fa-
       scino e vitalità della materia inerte”. In pittura come in
       fotografia, direi.  A fronte di questa interessante com-
       posizione dell’amico Fernando non posso che “ripe-
       termi”, se è vero che la valenza estetico-espressiva
       del suo lavoro suscita apprezzamento ed anche emo-
       zione. Mi pare di poter dire che ci siano tutte le com-
       ponenti a nobilitare in giusto equilibrio la sua elegante
       rappresentazione: oggettistica, accostamento dei co-
       lori, sagace studio della luce, proprietà arricchente del
       fondale scuro, in definitiva quel gusto della composi-
       zione che è sinonimo di sensibilità creativa.


                                                                                 Maria Cristina Curti
                                                                                 Trebisacce (CS)
                                                                                 La meglio gioventù
                                                                                 Eccellente scatto, e sul piano della composizione, e
                                                                                 su quello più propriamente concettuale. Momento che
                                                                                 rimanda a quel “realismo poetico” forgiato dalla foto-
                                                                                 grafia umanistica del dopoguerra da autori francesi
                                                                                 come  Doisneau,  Cartier-Bresson,  Ronis,  ma  anche
                                                                                 nostrani come Giacomelli e Berengo Gardin. Come
                                                                                 dire, interpretare la scena attenzionata ma altresì le
                                                                                 emozioni dei protagonisti, nell’ambito di un contesto
                                                                                 sociale che in questo caso attiene al “modus vivendi”
                                                                                 della ben espressa “meglio gioventù” dei tempi nostri.
                                                                                 “Sapiente” sguardo sul pontile, sensibilità esegetica, il
                                                                                 curato uso di un bianco e nero incisivo quanto comu-
                                                                                 nicativo, la brava Maria Ctistina adisce mirabilmente a
                                                                                 un vivace ed emozionale spaccato di vita, che non a
                                                                                 caso, detto per inciso, ha meritato recentemente il pri-
                                                                                 mo premio presso il prestigioso concorso fotografico
                                                                                 nazionale “Mario Carbone”.
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