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OLTRE LA TRAVE, IL BUIO-Silvia Licciardo e Tommaso Ferrini. Lo spettacolo descrive i contorni di un mani-
comio invisibile, un luogo evanescente, sfumato, che sfugge alla vista della coscienza, perché di fatto di quelle dinamiche che si vivono
nel quotidiano e che come tali finiscono per essere lentamente confuse come l’unico modo possibile di vivere e rapportarsi con l’altro.
I due protagonisti sono prigionieri di questo mondo relazionale, sprofondati in schemi comportamentali che sono oramai sfuggiti al loro
controllo, da cui non riescono più a emanciparsi, soffrendo giorno dopo giorno per il progressivo allontanamento e senso di estraneità
nei confronti di una persona con cui un tempo scelsero di condividere la propria vita.
La parola, questo mezzo così controverso che utilizziamo per esprimerci, ingabbia e acuisce il senso di smarrimento e incomprensione
di due persone che stanno disperatamente cercando di ritrovarsi, ricordando i motivi per cui un tempo decisero di unirsi l’uno all’altra.
BELLA DENTRO
Ilaria Marcuccilli 1959.
Viola venticinquenne friulana, è rinchiusa
nel manicomio di Trieste.
La ragione per cui è dentro, poco ha a che
vedere con la follia. Isterica, ninfomane
per i medici e “figlia del demonio” per la
famiglia, viene abbandonata in una realtà
dove guarire…dalla sua femminilità.
Quelli che dovevano essere due mesi di-
ventano cinque anni.
Lei è lì rinchiusa e spesso legata al letto
per essere “guarita”. Indifesa dentro ogni
contesto, giunta all’ultimo stadio di uma-
nità, decide di chiudersi dentro la stanza
della sua mente e dichiararsi inferma fino
all’immobilità corporea.
Poiché nella sua volontà è ancora libera,
fino a prova contraria.
E sana. Seppur in una vita ormai bella…
solo dentro.
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