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Carlo Durano
Grosseto
Verso un paese migliore
Fotografare l’Arte e anche chi, come in questo
caso, ne fruisce il fascino in perfetta solitudine.
Obiettivo puntato su una sala espositiva. A sinistra,
per chi guarda, sette pannelli fotografici di media
misura e a destra, in più chiara evidenza, una gi-
gantografia “vintage”, esprimente in tutta la sua
profondità l’eco di un tempo che costituisce sto-
ria del nostro passato. Lo sguardo proteso “verso
un paese migliore” è naturalmente quello dei tre
membri della modesta famigliola attenzionata, al
momento forse conscia, verrebbe da dire, del fat-
to che “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”.
Qualcosa che porta a riflettere sull’attualità del
significato espresso dall’immagine. Messaggio
correttamente colto e magnificamente trasmesso
dal lungimirante scatto di Carlo Durano. E’ “buona”
Fotografia!
Roberto Palladini
Marchirolo (VA)
Basilica di Sant’Ambrogio
Foto d’architettura, vale a dire corretto studio delle ge-
ometrie, dei volumi e degli spazi da parte del fotografo
che ami accedere in maniera del tutto efficace e per-
sonale a lessico e stile e della struttura architettonica
attenzionata. La magistrale interpretazione di Roberto
Palladini, attinente al quadriportico e alla facciata del-
la basilica di Sant’Ambrogio (379-386) ci rimanda al
significato e allo splendore dell’arte romanica. Logge,
arcate, colonne e capitelli in sobria e armonica convi-
venza. Un prezioso contesto storico ed artistico, ricco
di dettagli e riferimenti simbolici, cui l’accorto punto di
ripresa, il sapiente taglio dell’inquadratura e l’equili-
brata quanto incisiva azione chiaroscurale conferisco-
no profondità e luce.
Lorena Zunino
Albissola (SV)
Ruggine
La ruggine, prodotto di una reazione chimica atti-
nente all’ossidazione del ferro esposto all’umidità
atmosferica. La sensibilità “naif” e la sobrietà de-
scrittiva di Lorena approcciano e raffigurano un
frammento di materia inerte trasfigurato nel tem-
po, sul piano formale e su quello cromatico, dal
succitato fenomeno degenerativo. Ebbene, nel
segno del noto “da cosa nasce cosa”, e in tutta
la sua semplicità compositiva, l’autrice pare voglia
alludere all’intento simbolico ed evocativo del suo
scatto. Come dire, trascrizione di una vaga “cre-
azione” operata dal tempo che passa e che tutto
trasforma, nel richiamo di quello che è stato. E sul
piano figurativo, quasi un fotogramma consunto
della pellicola di un film, con tanto di perforazioni
sul suo lato inferiore.
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