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                  Mostre                  INSENSIBILI ALLA MEMORIA
            na  denuncia  carica  di  amarezza
            quella  di  Antonio  Giammarino,
       Unoto  fotografo  abruzzese  nonché
       cultore, storico e collezionista di macchine
       fotografiche  d’epoca,  una  collezione,
       la  sua,  da  suscitare  invidia  per  varietà,
       originalità   e   valore   storico-culturale.
       “In  oltre  quarant’anni  ho  collezionato
       oltre  settecento  macchine  ed  accessori
       che  ho  reperito  in  giro  per  l’Europa  ed
       oltre,  spinto  dal  desiderio  di  creare  i
       presupposti di un progetto per condividere
       conoscenza,  cultura,  storia  attraverso
       la  fotografia  e,  ancor  prima,  attraverso
       il  mezzo  che  ci  permette  di  catturare  la
       realtà che, attraverso la fotografia, diventa
       Memoria.”  Un  progetto  di  ampio  respiro
       che Giammarino avrebbe voluto realizzare
       in  Abruzzo  e  per  l’Abruzzo,  ma  che  non
       ha trovato riscontro da parte della classe
       politica  locale.  “Ho  proposto  una  serie
       di  progetti  alle  autorità  competenti,  tra
       questi spicca la  realizzazione di un Museo
       della  Tecnica  Fotografica  con  annessa
       la  Storia  dello  Strumento  Fotografico:
       volevo  che  questo  enorme  Patrimonio
       Didattico,  Storico  e  Culturale  diventasse   Antonio  Giammarino,noto  fo-
       una ricchezza di tutti, accessibile e fruibile   tografo  abruzzese    socio  onorario
       in  primis  ai  miei  conterranei,  ma  non  ho   UIF  da  molti  anni,  storico  e  colle-
       ricevuto nessun riscontro”. Eppure la sua   zionista  di  macchine  fotografiche
       professionalità  e  determinazione  hanno
       attirato  l’attenzione  di  emittenti  locali  e   d’epoca,avrebbe  voluto  realizzare
       testate  giornalistiche,  fino  ad  arrivare   in  Abruzzo  un  museo  con  le  sue
       alla  ribalta  delle  televisioni  nazionali  ove   700 macchine fotografiche raccolte
       ha  condotto  rubriche  a  tema,  rilasciato   in  giro  per  l’Europa.  Purtroppo  la
       interviste, partecipato a collaborazioni con   sua iniziativa non ha trovato alcun
       grandi nomi del giornalismo nazionale tra i
       quali si ricordano Puccio Corona, Maurizio   riscontro tra le autorità competenti
       Costanzo,  Luca  Giurato,  Massimo  Giletti,   che  non  hanno  accettato  neanche
       Paola  Saluzzi,  Caterina  Balivo.  Si  cita   l’offerta di donare l’intera collezio-
       in  particolare  la  Fondazione  “Hermann   ne alla collettività. Risultato: Giam-
       Geiger” di Cecina che nel 2012 lo ha voluto   marino ha venduto tutto ad un pri-
       in  una  Mostra  unica  nel  suo  genere  in
       collaborazione con il National Geographic   vato.
       e, da ultimo, ma solo per ordine cronologico,
       i  corsi  di  fotografia  tenuti  nelle  carceri
       abruzzesi nei percorsi di riabilitazione della
       popolazione carceraria. “Tutti hanno voluto
       dare  eco  a  questa  mia  grande  passione
       –  continua  Giammarino-    come  l’allora
       Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi che
       mi  ha  nominato  “Ufficiale  al  Merito  della
       Repubblica  Italiana”  e    Papa  Francesco
       che ha encomiato la mia attività nell’ambito
       del  sociale”  Come  spesso  accade  Nemo
       propheta  in  patria,  così  oggi  Giammarino
       trae le sue amare conclusioni “Mi trovo a
       ricordare a me stesso e a gli altri di essere
       stato  uno  dei  più  grandi  Collezionisti
       di  Macchine  Fotografiche  d’epoca  che
       avrebbe  voluto  creare  un  grande  polo
       museale  nella  sua  città,  ma  mi  sono
       scontrato  contro  il  muro  dell’insensibilità
       politica  abruzzese  che  non  ha  accettato
       neanche  la  mia  offerta  di  donare  l’intera
       collezione alla collettività! Così ho venduto
       la  collezione  ad  un  privato  maturando
       l’amara  consapevolezza  di  ritrovarmi  con
       qualche euro di più in tasca ma con tanta,
       tantissima  povertà  culturale  addosso  ed
       un senso di impotenza verso l’insensibilità
       dimostrata  da  chi  dovrebbe  fare  della
       cultura il proprio vessillo.”
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