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Fotografia, il fascino del lato b





             di Giancarlo Torresani
             uando sfoglio (e ammiro) le foto-
             grafie del passato (soprattutto gli
        QAlbum di famiglia) provo un qual-
        cosa che, per questioni anagrafiche, mi
        lega particolarmente a loro, un qualcosa
        che nell’odierna fotografia digitale non
        sento perché non è replicabile. Mi riferi-
        sco al “lato b” della fotografia, quello che
        gli archivisti chiamano “verso”, quel lato
        opposto all’immagine che passa in secon-
        do piano rispetto al “recto” dell’immagine
        (Il recto e il verso sono rispettivamente il
        “fronte” e il “retro” di un foglio). Un lato na-
        scosto, libero, dove di solito campeggia il
        titolo, la firma dell’autore, un timbro … un
        territorio sul quale apporre informazioni in-
        delebili legate all’evento vissuto, come se
        si trattasse di un diario di viaggio nasco-
        sto allo sguardo. Appassionato da questo
        singolare aspetto ho intrapreso (qualche
        tempo fa) un affascinante ricerca (coinvol-
        gendo amici, collezionisti e archivi vari per
        la raccolta dei materiali); un viaggio che
        parte dalle “Cartes de Visites” per arriva-
        re ai “Portfolio” transitando per “le Post
        Card”, i “formati cartolina”,  la “fotografia
        nei Concorsi” (anni ’60 e ‘70),  la “Mail-Art”
        (anni ’80 e ‘90) e le “Fotolettere”. Un viag-  Il “lato b” di una fotografia è il lato opposto all’immagine che
        gio che vorrei condividere con Voi, e che   passa in secondo piano rispetto al fronte. E’ un lato nascosto,
        mi ha permesso di riflettere sul fatto che,   libero, dove di solito c’è il titolo, la firma dell’autore, un timbro
        oggigiorno, le foto sono destinate sem-  e altre informazioni. Tutte cose che nell’odierna fotografia di-
        pre più ad essere viste (digerite) sul retro
        di un dispositivo portatile o sullo schermo   gitale non ci sono più. (Foto in alto 2a e 2b Giulio Rossi, foto al centro 4 e
        di un computer, guardate una volta e poi   le due foto in basso 5a e 5b.) Il lavoro è stato suddiviso in due parti : questa è la
        dimenticate, consegnate alla fragilità di un   prima parte (1859-1955) mentre la seconda sarà pubblicata nel prossimo numero.
        disco rigido oppure (se fortunate) carica-
        te su un Cloud gratuito da 2GB. Partiamo   e spedire. Una serie di operazioni che ri-
        allora dalle “Cartes de visites” dove, sul lo-  chiedevano costi e tempo non trascurabili.
        ro “verso”, leggiamo a caratteri armoniosi   Quando l’idea della cartolina preaffrancata
        i testi tipografici riferiti all’autore, al nome   (vedi foto 4) fece capolino, per bocca del
        del suo studio, all’indirizzo e all’elogio della   funzionario delle poste prussiane Henrich
        sua bravura. Cosa sono le Cartes de Visi-  Von Stephan nel 1865, non fu accolta con
        tes (CdV), letteralmente tradotte “Carte di   molto favore. Il difetto principale era la sua
        visita”?  Sono dei ritratti, da inserire negli   scarsa segretezza, poiché (non viaggiando
        album, che venivano lasciati come biglietto   in busta chiusa) esponeva il proprio conte-
        da visita; foto che vedono la luce intorno   nuto agli occhi di chiunque ne venisse in
        alla metà del XIX° sec. quando A. Disderi   possesso. Inizialmente la circolazione e-
        scattò (1859) un ritratto a Napoleone III°.   ra limitata allo stato di emissione, ma con
        Ma ben prima (di quello scatto) Disderi   l’entrata in vigore del Trattato dell’Unione
        aveva sviluppato la tecnica di porre otto   Postale Generale (1 luglio 1875) si permi-
        negativi in un’unica lastra (sebbene fosse   se la circolazione internazionale.  L’Italia
        già stata usata per la prima volta da Louis   si accodò il 23 giugno 1873, con. la legge
        Dodéro). (vedi foto  2a e 2b). Il successo   L.1442/1873. (vedi foto 5a-b-c-d) L’avvento
        delle CdV si fondò  sulla novità e sulla con-  delle “Post Card” aprì la strada ai “formati
        venienza del nuovo prodotto fotografico, in   cartolina”. Se le classi alte snobbarono la
        grado di assolvere la funzione di strumento   cartolina (troppo economica e volgare con
        di identificazione e riconoscimento sociale.   quel messaggio “allo scoperto” sotto gli
        La borghesia in ascesa vi trovò  un’efficace   occhi di tutti), e le classi basse la ignora-
        soluzione al desiderio di autocelebrazione   rono (troppo costosa e inutile per chi non
        ed affermazione degli attributi di classe e   sapeva leggere) la classe media e medio-
        della personalità individuale. Nella secon-  alta ne riconoscerà un uso pratico, un uso
        da tappa del viaggio incontriamo “le Post   sociale come status symbol dimostrando
        Card”. L’emissione della I^ cartolina fu u-  di poter viaggiare, conoscere luoghi e per-
        na vera e grande svolta. Oggi siamo abi-  sone, incrementando quel collezionismo
        tuati a scambiarci informazioni, prendere   iniziato con le CdV. Un boom legato all’a-
        appuntamenti con un messaggio o una   scesa della borghesia. (vedi foto 6a - 6b)
        nota vocale (Whatsapp) ma nel 1869 co-  e (7a) Un ulteriore interessante esempio
        municare notizie, o inviare saluti, non era   (vedi foto 8a - 8b) ci è dato dalle dediche:
        così semplice.  Avvisare la madre lontana   come dimostrato dall’attrice Angel Marlo e
        d’aver avuto un figlio, voleva dire: prendere   dalla Mezzo Soprano Vittoria Palomini al
        un foglio di carta, scrivere con l’inchiostro,   maestro di voce Leone Cepparo che le a-
        imbustare il tutto, sigillare con la ceralacca   veva istruite.
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