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Reportage Gl��i�n� Bi���n�
Il fascino della Valle Maira
ll’attento viaggiatore, nell’osservare gli affreschi sulla facciata della
chiesa parrocchiale di San Michele, non può sfuggire il pensiero la-
Atino scritto sotto l’immagine del Dio Creatore: “Elegi istum mihi in
domum”, tradotto: “Ho scelto questo luogo come dimora”. Di quale posto
privilegiato, scelto dall’Onnipotente per dimorarvi, stiamo parlando?
Questo luogo è l’Occitana Val Maira. La Valle Maira è una valle alpina au-
tentica e selvaggia, ricca di patrimoni naturali e tradizioni, dove l’uomo può
vivere un’esperienza in completo equilibrio con la natura. Uno scrigno colmo
di tesori artistici, dove maestri d’arte hanno lasciato il segno del loro pas-
saggio; come il fiammingo Hans Clemer, noto come il “Maestro di Elva”,
Francesco Gautiero di Caraglio, che dipinse la chiesa della “Rua” o borgata
di San Michele, posizionata all’ombra del Chersogno e menzionata all’inizio,
o il pittore Matteo Olivero, nato ad Acceglio nel 1879. Ma come scrisse Jhon
Ruskin “le montagne sono le cattedrali della terra”, le più grandi opere d’arte
esistenti. Secondo una stima fatta dall’alpinista Bruno Rossano, menzionata
su “Natura Occitana”, le montagne che superano i 3000 metri della Valle
Maira, sarebbero 24. Questo ci aiuta a comprendere che la natura è indi-
scussa regina. La vera anima della valle è il torrente omonimo che nei secoli
ne ha tracciato i tratti e forgiato il carattere. Il Maira nasce a ovest, verso il
confine con la Francia; là percorre per oltre 45 km per poi unirsi al fiume Po’.
Ovunque, in alta valle, si sente il risuono di acque, a volte urlanti e la loro
creatività si manifesta nelle cascate della Stroppia, che rendono il tutto più
potente e luminoso.
La valle è delimitata da due imponenti catene montuose che si originano
a partire dal compatto rilievo del Brec du Chambeyron, spartiacque con la
valle dell’Ubayette. Questi rilievi montuosi generano paesaggi tra i più belli
, non solo delle Alpi Cozie, ma dell’intero arco alpino. Piccoli gioielli color
turchese, come il lago Visaisa, l’Apzoi ed il Camoscere, sono incastonati tra
imponenti colonne di rigorosa roccia che raggiungono il cielo. Cime seve-
re come la Provenzale-Castello, la Meja, l’Oronaye, si innalzano a dimora
e protezione di camosci, stambecchi e aquile; mentre al raro gipeto viene
lasciato in eredità l’orizzonte e i vasti spazi aperti. In mezzo, verdi pascoli,
boschi di castagni, faggi e abeti, dove nel periodo autunnale il foliage si
manifesta in un’esplosione di colori. La Valle Maira, come ogni paesaggio
di montagna, ha la sua storia: quella che leggiamo, quella che sogniamo e
quella che viviamo.
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