Page 14 - 2-2021
P. 14

Storia                           La bellezza dell’ombra




             di Giancarlo Torresani

          A ogni  momento sono diversa, ma in
          quel momento sono costretta a essere
        “l’immagine  fedele di ciò di cui sono
        l’ombra”, così parla Skia (l’antagonista della
        luce)  a  Platone.  L’ombra,  un  antagonista
        della  luce,  studiata  sin  dai  tempi  passati,
        per  gli  studi  astronomici  e  non  solo.
        Illustri  nomi  come  Platone,  Aristotele,
        Goethe,  Nietzsche e  Galileo,  ampliarono
        la  conoscenza  scientifi ca  dell’ombra
        nella  dimensione  del  conoscitivo  umano:
        la  LUCE  come  conoscenza  positiva  e
        l’OMBRA  come  conoscenza  negativa.
        Nell’arte,  dall’Umanesimo  in  poi,  lo
        studio  dell’ombra  fu  ancorato  allo  studio
        prospettico  dell’immagine.  Lo  stesso
        Leonardo  da Vinci  nel  suo  “Trattato della
        pittura”  pone  l’ombra  del  corpo  come
        secondo  principio  della  scienza  della
        pittura.  Oggi,  nella  geometria  prospettica,   Stiegliz Paula Berlino 1889   Duchamp ready- Made ombras 1913
        esiste  una  teoria  delle  ombre  che  risolve
        il  problema  della  bidimensionalità  con  la   eff etto della luce);    quel  processo  di  codifi cazione  visiva
        creazione  di  due  zone  d’ombra  defi nite:   -dalla  creazione  di  immagini  astratte   presente in ogni fotografi a:
        ombre  proprie  ed  ombre  portate.  La   o   di   rayografi e   (ostacolo   di   luce   -  una composizione armonica contiene
        fotografi a,   essendo   una   proiezione   sull’oggetto posto a contatto sotto la luce   sempre dei chiaroscuri o la proiezione
        prospettica  sul  piano  della  pellicola,  oltre   dell’ingranditore).      di ombre;
        che  ad  essere  analogica,  per  lo  studio   Cos’è,  dunque,  l’ombra?  “Le ombre sono   -   l’uso   delle   luci   incisive   evita
        della  tridimensionalità,  partì  dalle  scienze   oggetti fuori dal comune perché sono a   il   cosiddetto   “appiattimento”
        ottiche.  Accertato  che  nella  percezione   metà strada tra la percezione e il pensiero”  dell’immagine in quanto scandiscono
        visiva  i  nostri  occhi  mettono  in  moto  il   scriveva  Platone.  Cos’è  allora  l’ombra   i  chiaroscuri,  cosa  che  non  succede
        cosiddetto  processo  di  Stereopsi  (fusione   in  una  rappresentazione?  Possiamo   con l’uso della luce diff usa;
        di  due  immagini  in  un’unica)  creando  la   defi nirla  come:  una  presenza-assenza,   -   l’ombra non è nera, ma immette nero
        tridimensionalità, la fotografi a se ne servì   in  quanto  proiezione  di  una  realtà  sul   al colore originario del suo soggetto;
        già nel 1838, ancor prima della sua nascita   piano  temporale,  che  può  anche  non   -   l’uso   dell’ombra   può   creare

        uffi ciale,  tramite  l’invenzione  di  Charles   manifestarsi;  una  sottrazione  di  forma   atmosfere   inquietanti,   illusorie,
        Wheatstone …  “la  macchina  fotografi ca   (ombra  propria)  o  sottrazione  di  spazio   evocative,  trascendenti,  a  secondo
        binoculare  o  stereografi ca  composta   (ombra  portata);  un’impronta  visibile   che  l’immagine  sia  trattata  come
        di due obiettivi, che con angolazioni  di   del  suo  soggetto  o  realtà  apparente.   estensione,   come   somiglianza,
        visuale  diverse, scattavano nello  stesso   L’ombra si rivela essere, nella prospettiva   dissomiglianza  o  antagonista  (“La
        istante e le due stampe ottenute venivano   dell’immagine, un elemento essenziale, sia   fotografi a…  è  contemporaneamente
        guardate  con un particolare  visore nel   per la resa naturalistica, sia per innescare   la  ricognizione  di un  fatto  in   una
        quale le due immagini si congiungevano in
        un’unica e tridimensionale” ... La fotografi a
        non  aveva  dunque  bisogno  di  creare
        l’ombra  per  evocare  la  tridimensionalità
        dei  suoi  soggetti,  anzi  essa  stessa,  in
        quanto  traccia,  “ombra proiettata dalla
        luce  su  una  superfi cie  fotosensibile  che
        fi ssa  quest’ombra” (Rosalind  Krauss),  la
        utilizza  come  proiezione  e  la  fa  divenire
        testimonianza di un passaggio, estensione
        dei  suoi  soggetti:  un  paradosso,  se
        pensiamo  che  fotografi a  è  sinonimo  di
        scrittura  con  la  luce,  ma  che  aveva  però
        bisogno di studiarla perché derivato di luce.
        Da ciò consegue che lo studio fotografi co
        sull’ombra  segue  di  pari  passo  lo  studio
        della luce:
        -  dall’invenzione  della  camera  oscura  al
        sistema  zonale:  (messo  a  punto  da  Ansel
        Adams e F. Scott Archer) che, in fase di ripresa,
        tiene  conto  della  diversa  luminosità  e  della
        reattività di questa sulla pellicola, consentendo
        così il controllo della scala tonale;
        -dai   procedimenti   di   solarizzazione
        (corrosione  dell’ombra  nel  positivo  per     Brassai Fargue 1933                  Kertez ombres 1912
        14
   9   10   11   12   13   14   15   16   17   18   19